venerdì 18 giugno 2010

COMPETENZA NARRATIVA


La competenza narrativa è importante per il linguaggio del bambino,infatti quest'ultima viene considerata come il fulcro delle competenze linguistiche;

essa comporta un contesto significativo perchè mette alla prova il funzionamento degli eventi linguistici con la percezione di essere coinvolti in un'attività piacevole.

Le narrazioni, consentono al bambino di poter attivare abilità linguistiche complesse e processi psicologici (problem solving). Suscita inoltre nel bambino, un coinvolgimento affettivo e cognitivo.

I bambini attraverso le narrazioni,(storie, fiabe,favole ecc...)entrano empaticamente nelle vicende dei personaggi,dei luoghi e delle situazioni, condividendone stati d'animo,pensieri, desideri ed emozioni. In particolare, lo STORY-TELLING, consente al bambino di poter sperimentare nuovi comportamenti,nuove emozioni, di conoscere il mondo delle cose e degli uomini, e di sviluppare le prime radici di alfabetizzazione.Lo story-teller(colui che racconta) deve tener presente alcune considerazioni: il contatto oculare,la prossemica,la cadenza di lettura,la caratterizzazione della voce e il tono. Deve valorizzare invece: la voglia di partecipare e di interagire, i tempi di attenzione e le esperienze pregresse dei bambini.

Una volta che si è raccontato la storia al bambino, quest'ultimo chiederà all'insegnante di rileggere un punto che gli ha suscitato più emozioni, rivede le immagini che più lo hanno colpito e successivamente si appropria del libro sfogliando le pagine in piena autonomia.

lunedì 14 giugno 2010

IL LINGUAGGIO DEL CORPO


Il bambino comunica fin dal primo mese di vita per esprimere i propri bisogni primari. Egli si fa sentire attraverso il sorriso, il pianto, il gorgheggio, sgambetta con le gambe e cerca il contatto della madre attraverso lo sguardo; l'adulto deve prendersi cura del bambino non soltanto attraverso la voce e la parola ma anche attraverso gli atteggiamenti,i gesti, e le azioni.

Il bambino ha bisogno perciò di calore, di protezione e del contatto corporeo con la madre. Si viene a creare quello che si chiama DIALOGO FUSIONALE ( ci si fonda in un corpo unico) tra l'adulto e il bambino.Questo dialogo permette al bambino una certa sicurezza, tranquillità, dolcezza e fiducia. Il bambino ha bisogno di essere coccolato,di essere preso in braccio stringendolo forte in varie posizioni(senza ovviamente fargli male!) e di sentire la pelle della madre. Il CORPO per questo motivo, assume un importanza fondamentale nella vita di ogni bambino, perchè attraverso il corpo che il bambino può conoscere ed agire sulla realtà. Tutto ciò che avviene attraverso il corpo favorisce lo sviluppo neuromotorio dei bambini. Il corpo si pone come centro di tutti i momenti di esistenza del bambino; egli esplorando il proprio corpo può esplorare l'ambiente, può manipolare gli oggetti, costruire,comporre,scomporre,raccogliere gettare oggetti,può toccare,afferrare,arrampicarsi,aggrapparsi ecc...

Per concludere, si può affermare l'importanza del corpo e del movimento visti come nuclei fondamentali per i processi di sviluppo del bambino.

domenica 6 giugno 2010

CON QUALE LINGUAGGIO PARLARE AI BAMBINI?


Il linguaggio dei genitori verso i propri figli si modifica seguendo la crescita del bambino;

E' diffusa specie fra nonni e nonne,l'abitudine a parlare ai bambini con un linguaggio infantile, storpiando le parole come se le pronunciasse un bimbo piccolo: questo tipo di linguaggio è il "bambinese". Ma se questa forma molto infantile va bene quando ci si rivolge a un neonato,quando il bambino comincia a sperimentare le prime parole è necessario insegnarli la pronuncia corretta, nella forma grammaticale e sintassi (seppur semplificata) corrette.Illinguaggio tra bambini e adulti si modifica seguendo la crescita e le maggiori capacità di comprensione del bambino; per questo, non c'è un modo giusto che vada sempre bene.

Comunque si possono tenere presenti alcuni spunti:

Il bambinese è una forma di comunicazione che mette subito in sintonia il neonato con la mamma; non sono infatti le parole usate,ma è il modo,il tono dolce e scherzoso(tipico del bambinese) e possiamo dire "morbido"che piace al bambino,soprattutto sentendo la voce della mamma e del papà(voci che già riconosceva quando era nella pancia!).

Il bambinese non viene spontaneo a tutti i genitori, anzi è una prerogativa dei nonni!quello che conta però è il tono dolce e affettuoso con cui parlare al neonato.Dopo i primi mesi però è importante rivolgere al bambino frasi semplici ma nominando le parole in modo corretto perchè possa sentire la pronuncia che piano piano dovrà imparare. E' utile per esprimersi in modo semplice, uitizzare un linguaggio ridondante, ossia ripetere più volte il nome di un oggetto, di cui stiamo parlando, il nome del bimbo, "mamma" ecc... Ad esempio "guarda francesco la palla!" "E' la palla di Francesco!" "Adesso la mamma da la palla a Francesco!"

E' importante parlare in terza persona,perchè il bambino non è ancora in grado di distinguere l'io dal tu!.


domenica 9 maggio 2010

Lettura ai bambini

Ecco un esempio di come i bambini imparano nuovi vocaboli,grazie alla lettura,vedono immagini,disegni che molto probabilmente non hanno mai visto nella vita quotidiana visto che sono ancora piccoli....

domenica 2 maggio 2010

DISTURBI DEL LINGUAGGIO


I disturbi del linguaggio possono essere:

disturbo nella comprensione del linguaggio,nell'espressione del linguaggio,disturbo misto dell'espressione e della recezione del linguaggio,disturbo della fonazione, disfasia,balbuzie,mutismo selettivo e afasia.

Un ritardo di sviluppo nella parola o nel linguaggio è:

a)un ritardo in paragone con soggetti di controllo confrontati per età,sesso,retroterra culturale e intelligenze o

b)una discrepanza tra la potenzialità e abilità di parlare di un bambino e la performance osservata nella realtà.


Allo scopo di analizzare e definire i disturbi del linguaggio molti linguisti dividono il lnguaggio in quattro competenze: 1-fonologica

2-grammaticale-sintattica

3-semantica

4-pragmatica

INTERVENTO DELL'EDUCATORE:

-Sviluppare capacità osservative considerando come parametro le cinque competenze.

-Utilizzare strumenti osservativi per comunicare le proprie osservazioni(ad esempio tenere

un diario delle parole apprese).

-Lavoro di rete con la famiglia e gli operatori socio-sanitari.(es.la logopedista).

-Intervenire sulle cinque competenze con attività specifiche in un contesto adeguato di comunicazione .

-Utilizzare lo story-telling come attività e contesto privilegiato di comunicazione.


martedì 20 aprile 2010


LE ATTIVITA' RIVOLTE ALLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO

Per i piccoli:

le educatriciparlano ai bambini durante le cure di routine e durante le attività,prestano attenzione alle prime verbalizzazioni infantili e vi rispondono con un linguaggio più elaborato.

Nominano gli oggetti durante le attività e le routine.Descrivono ai bambini le azioni degli adulti e gli eventi che hanno luogo al nido.

Per i bambini più grandi:

le educatrici parlano ai bambini e li invitano ad esprimere verbalmente ciò che vedono e ciò che fanno,raccontano storie,commentano figure,incoraggiano i bambini a parlare di sè,della propria famiglia e di ciò che accade al nido.Incoraggiano la conversazione tra bambini e tra bambini e adulti.Rispondono in maniera esauriente alle domande dei bambini.Svolgono attività di lettura di libri e di immagini.

martedì 2 febbraio 2010

Il Pianto del Bambino


Il pianto del bambino può essere chiamato anche PRECURSORE DEL LINGUAGGIO:esso è la prima forma di comunicazione col mondo e serve per attirare su di sè l'attenzione e dei genitori,o per mettersi in comunicazione con chi si prende cura di lui o per scaricare un momento di tensione;per questo il lattante piange spesso e con modalità differenti.E' comprensibile che per i genitori il pianto di un bambino rechi angoscia:per gli adulti è sintomo di forte sofferenza psichica e fisica,mentre se ci si trova di fronte a un bambino piccolo,ci si sente disarmati,proprio perchè non si riesce a comprendere il perchè di quel pianto.
Importante è non farsi prendere dal panico,ma piuttosto cercare di capirne la ragione;
I motivi di pianto del neonato generalmente sono:
Pianto per fame o sete:il pianto è breve o ritmico,e sempre più intenso se il bambino non viene soddisfatto;
Pianto di dolore:è un pianto disperato,inconsolabile,che può durare a lungo,provoca sudorazione e viso paonazzo;
Pianto per fastidio:se è stanco o annoiato il bambino piagnucola in modo lamentoso;
Pianto per sfogo:a volte il bambino piange prima di addormentarsi.E' un painto che si attenua a poco a poco e serve per scaricare un pò di tensione.
COSA FARE...
Se avete capito qual'è la necessità del bambino in quel momento,esaudite le richieste in modo da tranquilizzarlo.Se non capite il perchè controlate che non ci sia nulla che possa dargli fastidio:naso chiuso,pannolino sporco,vestiti stretti...Tenetelo in braccio,in una posizione che gli piace e parlategli sitto voce,mettete uno sfondo musicale dolce.
APNEA
Può capitare che a volte nel pianto del bambino resti qualche secondo in apnea.Di questo non bisogna preoccuparsi perchè non gli causa problemi.
In genere tra i 6 mesi e i 2 anni,in seguito ad una crisi di pianto per spavento o per rabbia,può succedere che il bambino smetta di respirare per una decina di secondi,le labbra diventano bluastre,e possono verificarsi anche spasmi muscolari.In alcuni casi perde i sensi.Dopo neanche un minuti il bambino riprende a respirare regolarmente.Questi episodi non sono pericolosi,non danneggiano il cervello,nè determinao epilessia,e scompaiono spontaneamente entro i 5 anni di età.